Cos’è la psicomotricità?
La psicomotricità è una disciplina educativa che prende in considerazione l’individuo nella sua unicità determinata dall’integrazione delle funzioni psichiche, motorie ed emotive al fine di migliorarne il benessere e la quotidianità nel contesto sociale.
Il termine psicomotricità sottolinea gli aspetti fondamentali di tale pratica ossia la mente e il corpo in continua comunicazione tra loro. Il corpo non è solo considerato nella sua componente organico-funzionale, ma è il mediatore della relazione interna ed esterna. Attraverso il corpo l’individuo conosce l’ambiente circostante, ossia il luogo in cui si trova e le persone presenti. Bambini molto piccoli, in cui il linguaggio non è ancora emerso, il corpo è utilizzato come canale di comunicazione ed esplorazione. Il movimento è per il bambino la via principale attraverso la quale fare diverse esperienze e costruire la sua identità. Osservare il bambino permette di avere molte informazioni rispetto al suo stadio di sviluppo, a come conosce gli oggetti/persone e cosa prova.
Cosa utilizza?
I due strumenti fondamentali utilizzati all’interno di una seduta di psicomotricità sono: corpo e gioco.
Il corpo, come già analizzato, è uno strumento che fornisce all’adulto informazioni sul bambino utili per poter entrare in relazione con lui. Lo psicomotricista, durante la seduta, osserva i movimenti spontanei del bambino e ne incoraggia i movimenti intenzionali. Il movimento, le posture, le modalità di occupare lo spazio ed il tempo sono alcuni tra gli aspetti della comunicazione non verbale esercitati dal bambino.
Il gioco è l’attività preferita dai bambini proprio perché è quella in cui sono pienamente liberi di esprimersi. Il bambino giocando diventa sempre più consapevole di se stesso, si apre alla narrazione, inventa e diviene creativo. Durante la seduta il bambino può scegliere tipologie di gioco differenti da svolgere da solo, in gruppo o con l’adulto.
I giochi utilizzati possono essere di due tipi:
• strutturati, il gioco ha già una struttura stabilita e si può utilizzare in quella modalità (es. giochi in scatola, puzzle, bambole, cucina, macchinine…);
• non strutturati, tutti quegli oggetti che per la loro forma e struttura non hanno un’unica modalità di utilizzo, si prestano a variabili (materassi, cerchi, corde, coni, foulard…).
Perché è utile?
Partecipare ad un percorso di psicomotricità può essere utile per ogni bambino poiché gli permetterebbe di esprimere liberamente i suoi vissuti in un contesto protetto. La stanza di psicomotricità, setting, diventa per il bambino un luogo magico, pensato e predisposto per farlo sentire al sicuro. All’interno del setting il bambino incontra un adulto, preparato, pronto a fornirgli il supporto necessario per regolare le proprie emozioni, per trovare strategie alternative ed essere ascoltato attivamente.
Nella stanza si possono vivere situazioni in piena libertà, attraverso il piacere del movimento, utilizzando canali di comunicazione non verbali e verbali, accettando il confronto e l’interazione con l’altro. Affinché il bambino sia in grado di far ciò deve essersi instaurata una relazione di fiducia con lo psicomotricista. Senza relazione nulla prende vita. Il bambino per potersi esprime deve fidarsi dell’adulto, deve sentirsi accolto, ascoltato e compreso. L’adulto deve quindi, nei primi incontri, creare questo tipo di legame per favorire il benessere e la serenità del bambino.
In conclusione la psicomotricità educativa è una pratica che fornisce autostima, fiducia negli altri, aiuta a trovare i tempi di concentrazione, a comunicare in sicurezza i propri stati d’animo e a favorire uno sviluppo equilibrato.
Bibliografia
• Cattafesta S., “Psicomotricità”, Reverdito
• Lapierre A. “Dalla psicomotricità relazionale all’analisi corporea della relazione”, ed. Armando
Articolo della Dott.ssa Beatrice Ferrari