Allattamento e rientro al lavoro: come gestirli?

L’allattamento al seno è sicuramente uno dei temi più delicati per una donna, specialmente quando questo si inserisce in un contesto molto più ampio, come nel caso del rientro a lavoro di una mamma.

 

Allattamento e rientro al lavoro: come gestirli?

 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, così come alcune delle più importanti associazioni scientifiche internazionali, raccomandano l‘allattamento esclusivo almeno nei primi 6 mesi di vita del piccolo.

 

Purtroppo, in Italia, la percentuale di donne che allattano il proprio bambino è in netta diminuzione.

 

Analizzando i dati, infatti, si registra una diminuzione dell’allattamento esclusivo al seno dopo il terzo mese di vita del neonato che viene integrato con il latte formulato.

 

Tra i principali motivi che sono alla base di questa tendenza c’è il rientro al lavoro.

Riprendere l’attività lavorativa per una neo mamma, infatti, rappresenta il primo vero distacco che dovrà affrontare dal proprio piccolo ed è tra le ragioni primarie dell’interruzione dell’allattamento.

Ovviamente, questi dati si basano su valutazioni generiche e, come ben sappiamo, esistono tante varianti che determinano la scelta di queste mamme.

 

Ci sono casi, infatti, in cui molte di loro non iniziano neanche ad allattare perché sanno di dover ritornare al più presto a lavoro, altre, invece, non sanno neanche se riusciranno a mantenere il proprio impiego.

Sulla base di queste considerazioni, dunque, è facile capire che il rientro a lavoro non diventa più una scelta consapevole e serena, ma più un dilemma che contribuisce a generare ansie e preoccupazioni nelle mamme che vorrebbero trovare il giusto equilibrio tra le esigenze primarie del bambino e la loro crescita professionale.

 

Le preoccupazioni delle neo mamme per il rientro a lavoro

 

Una donna che diventa madre e che, allo stesso tempo, è già inserita nel mondo lavorativo, si trova spesso nella condizione di farsi travolgere da mille preoccupazioni quando si avvicina il momento in cui dovrà fare rientro a lavoro.

 

Questi dubbi e paure si concentrano sopratutto sull’organizzazione delle giornate: a chi lasciare il piccolo? Confidare nei nonni oppure rivolgersi a una baby sitter? Propendere per un’iscrizione al nido?

Tutte queste domande si intrecciano, poi, con la preoccupazione di non riuscire a proseguire l’allattamento esclusivo al seno.

Come si sa, nei primi mesi di vita, il nutrimento di un neonato è sempre su richiesta; se il piccolo riceve sempre meno latte dal seno della mamma, di conseguenza ne diminuirà anche la produzione che, come è risaputo, deve necessariamente ricevere stimoli dalla suzione del bambino.

Un meccanismo, quindi, che desta non poche preoccupazioni nelle mamme, aggravato anche dal comune senso di stanchezza e, talvolta, inadeguatezza, che tende a prendere il sopravvento in certi casi.

Alla luce di tutte queste considerazioni, dunque, il modo migliore per affrontare tali situazioni è quello di organizzarsi in modo pratico, senza inciampare in stati di ansia che non farebbero bene nè alla mamma e nè al suo piccolo.

 

Pianificare il rientro a lavoro

 

Il periodo di allattamento al seno è riconosciuto, in Italia, alle mamme grazie alle ore di permesso di cui dispongono quotidianamente nell’arco del primo anno di vita del bambino.

 

Talvolta, però, questa misura risulta essere del tutto insufficiente, soprattutto se, quando la mamma rientra a lavoro, il bimbo è ancora molto piccolo.

Per questa motivazione, dunque, si rende necessaria un’organizzazione.

Il primo aspetto da valutare è la pianificazione del rientro a lavoro che dovrà essere effettuata in anticipo rispetto alla data in cui la mamma comincerà a lavorare, per fare in modo che si trovi un equilibrio e una organizzazione che possa essere efficace per tutti.

Ovviamente, tale coordinazione va effettuata sulla base di molte varianti, tra cui: età del bambino, distanza dal luogo di lavoro e numero di ore lavorative.

Grazie all’innovazione tecnologica e allo smart working, molte mamme riescono a trovare il giusto equilibrio tra lavoro e cura del bambino, per cui ritornare a svolgere la propria professione può sembrare alquanto semplice.

Stessa cosa vale per il lavoro part time che permette alle donne di mancare da casa solo per poche ore, riuscendo ad allattare il bambino poco prima di uscire di casa e appena poi si fa rientro.

Questa opzione, ad esempio, risulta efficace se il bimbo è già “grandicello” e non ha più l’impellente bisogno di attaccarsi al seno ogni ora e quindi può sostenere queste ore lontano dalla mamma anche grazie a un semplice spuntino in metà mattinata.

Inoltre, se il luogo di lavoro non è molto distante da casa propria, la mamma può approfittare dei momenti di pausa per tornare dal proprio piccolo e garantirgli una poppata.

Come abbiamo accennato, un’altra opzione può essere anche quella di iscrivere il bimbo a un nido vicino il luogo di lavoro e poterlo raggiungere sempre quando le pause lo permettono.

 

Fare scorte con l’estrazione del latte

 

Se tutte le indicazioni sopra elencate non dovessero essere sufficienti o non praticabili, c’è un’ulteriore soluzione che permette alle mamme di garantire il proprio latte ai piccoli: l’estrazione con il tiralatte.

 

Questo validissimo strumento, infatti, rappresenta un ottimo alleato per tutte quelle donne che non vogliono rinunciare all’allattamento al seno.

 

Tirandosi il latte, dunque, avranno modo non solo di fare scorte negli orari in cui loro saranno assenti per lavoro, ma eviteranno anche fastidiosi ingorghi che potrebbero comportare dolori e infiammazioni anche serie.

Il consiglio, in questo caso, è quello di fare pratica ancor prima di tornare a lavoro, quindi nelle settimane precedenti alla data di rientro e prendere confidenza con questo strumento.

 

Come può contribuire il datore di lavoro?

 

Stando alle leggi attualmente in vigore, per il datore di lavoro non ci sono costi aggiuntivi nel sostenere una donna che ha il desiderio di continuare ad allattare.

 

Al contrario, rendere questa condizione più praticabile permetterà di avere una dipendente maggiormente serena e che, di conseguenza, renderà in maniera ottimale sul lavoro.

Ciò che deve risultare chiaro al datore è che garantire a una mamma la prosecuzione dell’allattamento del bambino, permette che quest’ultimo riceva l’alimento più sano al mondo che lo renderà maggiormente immune da malanni e febbri; di conseguenza, la mamma avrebbe sempre meno motivi per chiedere permessi dal lavoro per accudirlo.

In alcuni contesti lavorativi c’è la possibilità di poter usufruire dei nidi aziendali; quando questo non è possibile, si potrebbe comunque venire incontro alle madri e permettere loro di usufruire di un posto confortevole per estrarre il latte, conservarlo in frigorifero e utilizzare i momenti di pausa per andare a nutrire il figlio.

Pochi e semplici accortezze, dunque, che possono però essere di grande aiuto per tutte quelle donne che non vogliono rinunciare alla propria crescita professionale, soprattutto se questa vada a discapito dell’allattamento.

 

Asilo nido: una valida soluzione

 

Come abbiamo accennato in precedenza, tra le varie strategie che una mamma può adottare per rientrare serenamente a lavoro e garantire l’allattamento al seno al proprio piccolo, quella dell’asilo nido risulta essere una delle scelte più valide.

 

A fronte delle richieste delle donne che hanno espresso la volontà di continuare ad allattare il proprio bambino, molti asili nido hanno cominciato ad organizzarsi.

In molte di queste strutture, infatti, sono disponibili frigoriferi e scaldalatte e il personale addetto dovrà ricevere le giuste indicazioni dalle mamme per operare nel migliore dei modi.

Le attenzioni degli operatori saranno concentrate maggiormente sui seguenti aspetti:

– Riconoscere i primi segnali di fame del bambino ed essere subito pronti a fornirgli il latte materno prima ancora che arrivi il pianto a dirotto.

– Praticare un’accurata sterilizzazione dei dispositivi utilizzati per la somministrazione.

Disfarsi del latte che avanza che, quindi, non potrà essere riutilizzato alla poppata successiva.

 

Come avviene l’inserimento al nido

 

Inserire un neonato al nido è un’operazione molto delicata, ma per nulla impossibile.

 

La comune preoccupazione delle mamme che lasciano ad altre persone la cura dei propri figli è sicuramente una condizione spontanea e del tutto naturale.

Ciò che deve rincuorarle, però, è che in queste strutture lavorano operatori più che qualificati e che sanno benissimo che la priorità del loro lavoro consiste nel creare un ambiente sano e confortevole ai più piccoli.

Lo “scoglio” più importante da superare è concentrato nei primissimi giorni, ovvero quando la mamma avvertirà ancor di più il distacco dal proprio figlio.

Il consiglio, dunque, è quello di propendere a un inserimento al nido graduale, nelle settimane che precedono il rientro al lavoro, in modo tale da familiarizzare con l’ambiente e con gli orari, e fare in modo di poter accorrere tempestivamente laddove dovessero sorgere dei problemi.

 

Indicazioni utili per le mamme

 

Fatta chiarezza sulle strategie da adottare per un rientro a lavoro sereno e che non costituisca un deterrente per l’allattamento al seno, andiamo ora a fare un breve elenco di quelle che sono le indicazioni utili per le mamme su questo tema così importante.

 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di:

– allattare in maniera esclusiva al seno il bambino per almeno sei mesi;

 

– iniziare lo svezzamento solo dopo il sesto mese di vita ed esclusivamente con alimenti complementari;

 

– considerare il latte materno come alimento principale per tutto il primo anno di vita del piccolo;

 

continuare ad allattare anche oltre l’anno, fin quando sia il bambino che la madre avranno desiderio di farlo.

Per quest’ultimo punto, va fatta una considerazione importante.

 

É comune ed errata convinzione che, dopo il primo anno di vita del bambino, il latte materno non rappresenti più per lui un alimento fondamentale perché va progressivamente a perdere le sue sostanze nutritive.

Ciò è assolutamente falso; fin quando il seno produce latte, questo sarà sempre fonte di beneficio per il bambino che lo assume e pertanto l’allattamento può continuare anche ben oltre il primo anno di vita del piccolo, fermo restando che dovrà essere integrato con altri alimenti che verranno indicati con cura dal proprio pediatra.